Il Cesto

Una storia che mi ha raccontato mia nonna si lega particolarmente a questa giornata. Lei avrà avuto 9 anni circa. Ogni giorno, dopo scuola, doveva consegnare una cesta di viveri a un uomo che non aveva mai visto. Se ne stava tutto il giorno in uno scantinato umido e sudicio, il sole era un lontano ricordo.
“Io dovevo bussare due volte e lasciare il paniere davanti alla porta”.
Ho provato a imaginare il tragitto che percorreva appena uscita da scuola: “Ciao, a domani!”. Zompettando si dirigeva verso il luogo della consegna, reggeva il manico del cesto intrecciato con due mani. Si alzava sulle punte per arrivare a bussare nel modo segreto, sulle mani ancora i segni dei vimini. Presa dalla curiosità si acquattava dietro un cespuglio per sbirciare le dita pallide e sporche di fuliggine che, frettolosamente, trascinavano il cesto nel buio.
L’intero quartiere La Barca di Torino nascondeva quest’uomo. Nessuno si tirò indietro: Chi regalava vestiti e coperte, chi condivideva il suo cibo o la sigaretta della domenica. All’epoca la nonna non aveva coscienza dell’importanza del suo gesto: “Era un partigiano” mi ripeté con gli occhi lucidi “Era un partigiano”.
Oggi ringrazio mia nonna per aver condiviso con me questa storia e per avermi impartito un insegnamento prezioso: La Liberazione è fatta da tanti piccoli gesti quotidiani.
“Hai fame nonna? Ti serve una coperta?”
Buon 25 Aprile a tutti.