Un divano vecchio piegato dal peso e macchiato dall’alcool: “Fatti un po’ più in là”.
Segnato dalle unghie e dalle scarpe con il tacco che si infilano nella stoffa, come l’ago di una macchina da cucire che batte il tempo : “Balliamoci sopra!”
Un divano vecchio che non ha una dimora all’infuori delle cosce sudate e delle natiche passeggere che lasciano la loro impronta: “Stendiamoci un momento!”
Intriso delle lacrime di appuntamenti mancati, della saliva dei baci rubati dietro ai cuscini consumati: “Guarda che se ci scoprono è finita!”
Un divano vecchio la cui fodera ha cambiato colore per adattarsi di volta in volta a chi ospitava: “Poggia subito quelle matite!”
Un divano vecchio, colmo delle storie che sconosciuti e familiari gli affidano per qualche ora, per un intero pomeriggio, per una sera e mai più: “Scusi posso sedermi un attimo?”