Una dose di felicità

Una dose di felicità

Una dose di felicità

Una casa fatta di binari, turisti, pendolari.

“Il treno regionale numero 7596 è in ritardo di cinquanta minuti”

Insegne luminose che di notte indicano il cammino.

Ruote che si trascinano sotto il peso di valigie troppo piene.

Vagoni, promesse verso un futuro sperato: Ci rivediamo presto! tornerò! Baci e abbracci.

Hai venti centesimi? Devo comprarmi un biglietto.

Non ho spiccioli.

Macchie sulle mani, lividi sulle braccia. Gengive che inghiottiscono i denti.

Il treno non arriva. Il tempo scivola tra una dose e l’altra.

Un biglietto per dove?

Per i muri scrostati su cui appoggiarsi, per i bagni che odorano di urina e disinfettante,

per gli angoli bui in cui cercare ricordi sommersi.

Luci che ronzano disegnano coreografie tra le scritte improvvisate:

Vale sei la mia vita, Marco ti amo.

Hai venti centesimi? Devo comprarmi un biglietto. Me ne bastano anche dieci.

Mani a conca che aspettano l’ostia.

Un biglietto per dove?

Per la ghiaia sui binari, per la panchina di pietra tra i mozziconi fumanti, per il cestino

della raccolta indifferenziata. Per il suo sorriso che a malapena ricordo.

Per il mio, che ho dimenticato.

Hai venti centesimi? Devo comprarmi un biglietto.

Un biglietto per dove?

Per la gioia di sapermi altrove, per vedere altre stazioni, per quei binari di cui non conosco la destinazione.

Per una dose di felicità, posso averla pure io?

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